venerdì 28 dicembre 2012

LA PARTICELLA DI DIO


La "Particella di Dio", o la "Particella maledetta"?
Il bosone di Higgs è noto al grande pubblico e ai media con la denominazione di "Particella di Dio".
Forse pochi sanno che il termine deriva dal titolo del libro di fisica divulgativa di Leon Lederman "The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question?" "La particella di Dio: se l'Universo è la risposta, quale è la domanda?", pubblicato nel 1993.
Tale titolo derivò da un cambiamento da parte dell'editore che non accettò quello di  "Goddamn particle" (particella dannata da Dio), originariamente scelto dall'autore in riferimento alla difficoltà della sua individuazione.
Speriamo comunque che sia la volta buona e che il buon Higgs abbia la soddisfazione che si merita.
ciao a tutti
adriano
dicembre 2012

venerdì 14 dicembre 2012

LA SINDROME DELLA FIABA


LA SINDROME DELLA FIABA

Per prima cosa vediamo il significato delle due parole del titolo.

Sindrome è il complesso dei sintomi di una malattia. Per esempio la sindrome dell'influenza è l'insieme dei suoi sintomi, cioè raffreddore, febbre, tosse, mal di testa, ecc.. Si può usare il termine sindrome anche per identificare fenomeni che non siano malattie.

Fiaba non è un sinonimo di favola, anche se sono parenti strette, ma si riferisce di più a racconti per bambini.

Questa premessa l'ho fatta solo per stimolare la ricerca del significato dei termini. Non c'è da vergognarsi a leggere un giornale con il computer acceso e usare un vocabolario on  line o wikipedia, tanto per cacciargliela ai giornalisti che ti parlano di SPREAD e non sanno cosa vuol dire 350 invece di 3,5% e perché gli investitori preferiscono guadagnare il 2% tedesco invece del 5,5% italiano.

Scusate ma questo non fa parte del discorsetto che voglio fare.

A chi non è mai capitato di rivedere un film per diverse volte? A me si. Però ho scoperto che rivedo volentieri alcuni film e non altri.

Ora non è vero che ci siano dei film belli in assoluto, anche i premi Oscar vengono assegnati spesso per meriti politici. I film sono belli se piacciono, come tutte le cose.

Io potrei fare un elenco dei film che rivedo con piacere e scopro che certe battute le avevo perse, forse  per motivi idraulici, o forse le avevo semplicemente dimenticate.

Naturalmente noi adulti sappiamo sempre trovare delle giustificazioni per il nostro operato.

E da bravi adulti critichiamo il bambino che chiede che gli venga raccontata mille volte la stessa fiaba.

Il bambino vuole assimilarla tutta, solo che non riesce a spiegarcelo, o comunque noi non riusciamo a capirlo (è un bambino poverino!).

Adesso non mi vergogno più di raccontare ad amici o parenti che ho rivisto un film e se mi chiedono quante volte , naturalmente non so rispondere.

So solo dire che sono contento di essere afflitto dalla "sindrome della fiaba".

 

adriano balestra

dicembre 2012

lunedì 10 dicembre 2012

L'AMICO PIU' CARO


L’AMICO PIÙ CARO


 

Amico mio da sempre,

da quando siamo nati,

stessa infanzia,

stessa vita,

stesse esperienze,

stesse donne,

stesso vino.

Ti ammiravo da bambino,

ti ammiro ora da vecchio,

ma se ti guardo bene,

sei soltanto lo specchio.

 

 

Adriano Balestra

LETTERA D'AMORE


Lettera d’amore



Voglio scriverti

una lettera d’amore

Ti vedo ogni giorno

Ti parlo ogni giorno

Ti bacio ogni giorno

ma

Voglio scriverti


una lettera d’amore

non so perché,

forse lo so,

è più facile

dirti quel che sento,

se non ti vedo,

se non mi vedi

Posso arrossire

senza che tu mi veda

Posso pensarti

senza che te ne accorga

Posso baciarti

senza toccarti

Sei mia


Adriano Balestra

2006

UN SONETO DE AMOR


Un soneto de amor                     Un sonetto d’amore

El Poeta escribió                            Il Poeta ha scritto

cien sonetos de amor,                   cento sonetti d’amore,

para cien mujeres.                         per cento donne.       

Yo escribo un solo soneto,           Io scrivo un solo sonetto,

y sólo para ti.                                  e solo per te.

Para nuestro amor                        Per il nostro amore

jamás vivido,                                  mai vissuto,

jamás hablado,                              mai parlato,

sólo pensado.                                solo pensato.

Yo te miraba,                                  Io ti guardavo,

te hablaba con la mirada,             ti parlavo con lo sguardo,

te hablaba con el corazón.           ti parlavo con il cuore.

Jamás te besaré.                           Mai ti bacerò.

Jamás serás mía.                          Mai sarai mia.

Pero, este soneto                          Però, questo sonetto

escribí para ti.                                ho scritto per te.

Es mi sueño de amor.                   E’ il mio sogno d’amore.

Eres mi amor de sueño.               Sei il mio amore di sogno.

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Adriano Balestra, aprile 2004


Note: il Poeta citato è Pablo Neruda, cileno.

Poesia composta in spagnolo e tradotta in italiano.

AMOR


 

AMOR

 


Todo lo que se hace desnudos

es Amor.

Amor del alma

de la cintura para arriba

y

Amor del cuerpo

de la cintura para abajo.

 
 

Tutto ciò che si fa nudi

è Amore.

Amore dell’anima

dalla vita in alto

e

Amore del corpo

dalla vita in basso.


 

 

da “El amor en los tiempos del colera”

di Gabriel Garcìa Màrquez

nato in Colombia

Nobel per letteratura 1982

 

(traduzione di Adriano Balestra)

IL PIANTO DELL'ANIMA


El llanto del alma                         Il pianto dell’anima

(scritto in spagnolo da Adriano Balestra e poi tradotto in italiano)

El alma llora,                                  L’anima piange,

llora lagrimas de sangre.              piange lacrime di sangue.

El cuerpo puede                             Il corpo può

llorar de felicídad.                          piangere di felicità.

Puede llorar de alegría                 Può piangere di allegria

por un amor encontrado.              per un amore trovato.

Por un amor perdido,                    Per un amore perso,

llora el alma,                                   piange l’anima,

y llora lagrimas de sangre.           e piange lacrime di sangue.

Dios nos dio                                   Dio ci ha dato

el regalo más bonito.                     Il regalo più bello.

Dios nos dio                                   Dio ci ha dato

el alma.                                           l’anima.

Para llorar lagrimas de sangre.    Per piangere lacrime di sangue.

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Adriano Balestra, febbraio 2004

domenica 9 dicembre 2012

PER CHI SUONA LA CAMPANA ?


PER CHI SUONA LA CAMPANA?

Per chi suona la campana è un romanzo dello scrittore statunitense Ernest Hemingway pubblicato nel 1940.

Ernest Hemingway, schierato con i repubblicani, partecipò alla guerra civile spagnola come corrispondente di guerra e l'esperienza gli fornì il materiale per il romanzo.

Il protagonista, Robert Jordan, è un intellettuale statunitense che combatte in Spagna per le forze democratiche; gli viene affidato il compito di minare e fare esplodere un ponte di vitale importanza per i franchisti. Dietro le linee nemiche, con la banda del guerrigliero di Pablo, Robert Jordan fa la conoscenza di Maria, la cui vita è stata frantumata dallo scoppio della guerra. È qui che la storia si sviluppa, tra la svogliatezza di Pablo, il forte senso del dovere di Robert Jordan e il forte amore per la vita rievocato dalla presenza di Maria. Una porzione sostanziale del romanzo è incentrata sui pensieri di Robert Jordan, vi è la presenza di una scena retrospettiva delle riunioni con i Russi a Madrid e alcune riflessioni nei confronti di suo padre e suo nonno. Un altro personaggio rilevante è Pilar, che con il suo ingresso introduce eventi che dimostrano la brutalità incredibile della guerra civile, tramite le azioni tumultuose dei rivoluzionari e delle autorità governative.

Il titolo è ricavato da un famoso sermone di John Donne (Londra 1572 -1631) ; in relazione al concetto secondo il quale nessun uomo è un'"isola", cioè può considerarsi indipendente dal resto dell'umanità, egli disse:

"...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee".


E allora, non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te".

Da notare che, nella lingua inglese, il verbo "to toll" indica in particolare il suonare a lutto, per una morte o più.

Thee era il “tu” prima del “you”.


L'INNAMORATA


L'innamorata


Quando la vedi per la prima volta non la capisci.

Poi, pian piano, cominci a fare la sua conoscenza e, spesso, la contrasti.

I tuoi rapporti con lei passano dall'amore all'odio, spesso all'indifferenza.

Passi con lei tanti anni, ma non vuoi mai lasciarla.

Arriva però il giorno in cui devi staccarti da lei, per quanto bene tu le voglia ancora.

Sei stata bellissima.

Ciao vita.


Adriano Balestra

martedì 4 dicembre 2012

VITA


VITA

Adriano Balestra

 

La vita inizia con la nascita e termina con la morte.

Non esiste nulla dopo la morte, non esiste vita futura, non esiste l’Aldilà.

La gente vorrebbe continuare a vivere anche dopo la morte, come se questo schifo di vita “terrena” non fosse già abbastanza.

Gli spiriti semplici (cioè il 99,99 % dell’umanità) si lasciano facilmente influenzare da manipolatori che in tal modo ottengono il potere su di loro, o meglio sui loro cervelli, se così possiamo definire quell’ammasso di 100 miliardi di neuroni scarsamente attivati.

D’altronde gli stessi umani di cui sopra hanno bisogno e piacere di essere guidati perché decisioni in genere (quelle importanti) non le sanno prendere.

La vita potrebbe anche essere bella o accettabile se vissuta senza speranze di qualcosa oltre la morte.

Il vero mistero non è la morte ma la vita.

Non è un mistero che la Natura ci ha creato o meglio ci ha fatto evolvere fino all’attuale situazione per lo scopo di procreare ed espandere la specie il più possibile fino all’eventuale estinzione.

Diverse specie umane si sono estinte, compresi i Neanderhtal, e questo fatto è stato scientificamente dimostrato con l’analisi del DNA mitocondriale (che si trasmette solo dalla madre, quello paterno si elimina al concepimento).

In pratica la nostra vita e quella degli animali delle altre specie non si differenzia se non per il grado di evoluzione (esagerata dalla nostra presunzione).

Come funziona il sistema dei viventi (e non solo animali) non è più un mistero, in linea di massima, ma il vero mistero sta nel “perché?”.

Senza voler troppo filosofare, la vita andrebbe vissuta apprezzando i risultati positivi e facendo tesoro di quelli negativi.

 

Il Bugiardello

Giravo per INTERNET per chiarirmi le idee su certi farmaci e riassumere in poche parole tutto quello che racconta un foglio illustrativo di una confezione di compresse.

Il foglio illustrativo dei farmaci viene chiamato dai medici “il bugiardello” (penso per far spargere la voce fra i pazienti che solo loro medici possono dire la verità).

Nella descrizione in INTERNET di “Cortisone” trovo: il cortisone è un corticosteroide;

Guardo il bugiardello della mia medicina: “Deltacortene” nome d’arte; “Prednisone” nome del principio attivo. Più avanti: il prednisone è un “corticosteroide”.

Sono sul sito giusto, più che altro sulla pagina giusta.

Il sito: “Wikypedia”, la pagina: “Cortisone”.

La descrizione dice: cortisone e adrenalina sono ormoni rilasciati nel sangue dalle ghiandole surrenali....

Guardo di nuovo le pillole: piccole, bianche, ferme.

Pensavo sempre, nella mia ignoranza (se avessi studiato medicina ora non avrei bisogno di leggere i bugiardelli), che gli ormoni fossero roba viva e invece erano lì impastati nelle pasticche.

Chiaro che sto facendo confusione.

Però, pensandoci bene, se esaminiamo un corpo umano, lo sezioniamo in anestesia (vivisezione). non riusciamo a trovare altro che sostanze chimiche. E la vita? Forse c’è perché c’è del movimento; il cuore batte, i polmoni si espangono e si contraggono, il sangue scorre, l’aria entra ed esce.

Ma anche in una macchina c’è movimento.

Ma la macchina dobbiamo alimentarla; se non ci mettiamo la benzina si ferma.

Ma anche il corpo se non viene alimentato si ferma.

Non sarà mica che siamo della macchine; ben fatte (più o meno)?

Se siamo delle macchine, siamo state progettate per costruire altre macchine (ma sempre macchine).

Siamo arrivati al punto di sostituire i pezzi di una di queste macchine con quelli di un’altra.

Mai un chirurgo è riuscito a trovare un pezzo di “vita”, ma solo sostanze chimiche.

Non faccio un discorso di differenza fra esseri più intelligenti e altri meno, ma di esseri viventi e sostanze chimiche che li compongono.

Siamo come giocattoli che vengono caricati per potersi muovere e devono ricevere continuamente la carica altrimenti si fermano.

Non leggerò più i bugiardelli.

Febbraio 2008                                              Balestra Adriano

 

 

   
   

 

   

 

 

lunedì 3 dicembre 2012

GLI UOMINI SONO DIVERSI DAGLI ANIMALI?


Adriano Balestra
 


GLI UOMINI SONO DIVERSI DAGLI ANIMALI?

 

Penso che deluderò sia i tradizionalisti, assertori della differenza assoluta fra le due specie, sia gli animalisti, più convinti dell’uguaglianza fra le stesse.

Deluderò i primi in quanto dirò che in pratica tutte le differenze asserite da duemila anni non esistono (escludiamo naturalmente la discussione sulla presenza o assenza dell’anima, della quale non siamo riusciti a dimostrare l’esistenza nemmeno per gli umani).

Deluderò i secondi in quanto dirò che una differenza esiste ed è notevole.

Per prima cosa invito i “fedeli” a non proseguire la lettura, in quanto io non sono un credente in senso classico ma, casomai, un libero pensatore. Mi impegno comunque a non essere irriverente in quanto rispetto le credenze (non il mobilio) di tutti.

SIMILITUDINI

SENTIMENTI

Partiamo subito con uno spunto che ho avuto da alcuni programmi televisivi nei quali un paio di personaggi (e non erano i soliti intervenuti altamente selezionati per la loro cultura e intelligenza) dichiarava che era noto che gli animali non avevano sentimenti.

Ora, senza tirare in ballo casi estremi, seppur documentati,  di cani che si lasciano morire sulla tomba del padrone o pappagalli che, pur potendo vivere settanta anni, si lasciano morire di crepacuore alla dipartita dell’amico umano, vorrei sentire qualsiasi proprietario di cani, gatti e altri animali che neghi il fatto che il proprio pet (un anglicismo ogni tanto non guasta) non dia manifestazioni di sentimenti.

Per fare un esempio di sentimenti, sui quali gli animali avrebbero molto da insegnarci, cito solo: amore, riconoscenza, coraggio, spirito di sacrificio, gelosia.

Naturalmente sono dotati anche di aggressività quando lo ritengono giusto, ma anche i bambini rompono tutto (proprio tutto) quando lo ritengono necessario (ma loro sono bambini!).

Sono coraggiosi fino al sacrificio per aiutare degli umani; questo devo ammetterlo che non è frequente, ma è successo ed è documentato.

Hanno paura quando il loro istinto di conservazione glielo consiglia (la paura, anche negli umani, è stimolata dall’istinto di conservazione, la ghiandola amigdala nel cervello sovraintende a ciò).

 

SENSI

Vediamo ora se sono dotati di sensi inferiori a quelli umani.

La vista, l’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto.

Credo che in questo campo siamo veramente inferiori noi, senza tirare in ballo sesti sensi, telepatia, ecc.

COMUNICAZIONE

Passiamo ora ai sistemi di comunicazione. Qui i tradizionalisti direbbero subito: non sanno parlare! Spero per loro che non incontrino il mio Cenerino Grigio, che a tre anni d’età (sui settanta previsti), parla con decine di vocaboli, forma frasi di senso compiuto, fa domande e risposte, intona a fischio (abbastanza stonato) la Paloma, balla agitando le ali e dice “balla, balla”. Il tutto documentato da telecamera non nascosta, perché è risaputo che questi pappagalli sono molto timidi e raramente si esibiscono in pubblico.

Normalmente i sistemi di comunicazione animale sono i più svariati, vanno dai suoni, ai gesti, ed anche qui vi risparmio una dissertazione sulla telepatia, ma pensate ad uno stormo di uccelli che vira al cambio di direzione del capofila, per non tralasciare gli ultrasuoni che in pratica sono suoni a frequenza non percepibile dall’uomo.

ORGANIZZAZIONE SOCIALE

In questo campo gli amici animali hanno tanto da insegnarci.

Basta vedere come sono organizzate le api e le formiche.

I politologi insorgeranno subito dicendo che la loro è un’organizzazione totalitaria e non democratica. Senza entrare in discussioni politiche faccio solo notare che i loro sistemi funzionano e noi la “democrazia”, dai tempi di Socrate ai giorni nostri (2007), non siamo mai riusciti a praticarla.

Qualcuno ha detto che l’uomo è il solo “animale che uccide non solo per mangiare, e uccide anche i suoi simili”. L’animale fa la stessa cosa per procurarsi un territorio, per avere la supremazia sul branco, per avere le femmine con le quali generare altri individui della specie.

DIFFERENZE

Facciamo ora contenti i separatisti.

Gli argomenti che porto alla differenza Uomo-Animale non sono quelli biblici o religiosi ma diversi.

Per quanto si accettino le teorie evoluzionistiche (darwiniane), e si neghino quelle creattivistiche, bisogna pur fare alcune considerazioni.

Gli animali si sono evoluti per adattarsi all’ambiente, e quelli che ce l’hanno fatta ci sono riusciti piuttosto bene.

Ci sono animali che utilizzano mezzi di trasporto quali foglie sull’acqua per spostarsi (parliamo di formiche o piccoli insetti, non di elefanti), altri che costruiscono dighe sui fiumi, altri che fanno dei nidi che sono vere opere ingegneristiche (i documentari televisi su questi argomenti dovrebbero sostituire per legge i talk-show, le soap-opera, i concorsi a premi e le isole varie).

Gli uomini si sono evoluti nello stesso modo e anche di più, ma non è la quantità che fa la differenza, bensì la qualità.

L’Uomo si è evoluto in campi che sono superiori a tutti quelli inerenti la sopravvivenza o l’esistenza in genere,

La materia principe è la Filosofia (philéin = amare e sophia=sapienza); l’Uomo “ama sapere”. Chi sono io, perché sono qui, da dove arrivo, cosa c’è oltre il nostro pianeta, cosa c’è oltre la vita?

Ma anche tutte le altre scienze distinguono l’Uomo dall’Animale (il mio pappagallo dice “sai contare?” e risponde “uno, due, tre”, ma io non sono così cretino da pensare che lui abbia un, seppur minimo, concetto di matematica elementare.

E senza disturbare troppo la Bibbia con l’Albero della Conoscenza e l’Albero della Vita al quale ci stiamo avvicinando a velocità esponenziale con le ultime scoperte sulla manipolazione del DNA. (Per gli alberi vedi Bibbia CEI Genesi 3-  [5] [11] [22] [24]) (Per DNA vedi qualsiasi porta a porta in TV).

Vediamo però alcune considerazioni per non sentirci superiori tutti quanti.

Il primo ominide che usò una clava passò la sua scoperta alla tribù, la quale a sua volta la passò alle tribù nemiche o amiche (il brevetto non esisteva o funzionava male come ai giorni nostri. Non si può dire che di colpo tutti gli ominidi hanno inventato l’arma). Gli uomini che fanno progredire l’umanità sono relativamente pochi, tutti gli altri, sono miliardi, vivono di rendita (certi neanche di quella). Gli uomini illustri nelle scienze hanno lavorato da soli e spesso in equipe. Anche quelli che hanno lavorato da soli, spesso, se non sempre, hanno avuto lo spunto da predecessori (Einstein ha utilizzato teorie precedenti per arrivare a quella della relatività). Noi tendiamo a divinizzare i Geni che, in quanto tali, spesso sono stati anche modesti, abbiamo quasi paura a discutere le teorie esposte da questi scienziati. Per esempio Einstein dichiarava che la massima velocità in natura è quella della luce, questo è stato confutato e dimostrato dalla teoria dei quanti (sulla teoria delle stringhe non sono ferrato). Ciò non esula da questo scritto in quanto dimostra che la trasmissione del pensiero (telepatia) avviene a velocità infinita e cioè in tempo zero a prescindere dallo spazio.

CONCLUSIONI

Gli Uomini sono una specie superiore agli animali, sappiamo dove stiamo andando, o forse no. Siamo l’unica specie in grado di autodistruggerci. Le altre specie vengono distrutte da noi (salvo dagli asteroidi per i mammuth). A tale riguardo sarebbe consigliabile leggersi (in Internet si trova tutto, purtroppo) il Testamento Spirituale di Albert Einstein contro la guerra atomica, affidato pochi giorni prima della sua morte a Bertrand Russel e sottoscritto da altri sette studiosi di fama internazionale.

Il testamento di Einstein inizia con queste parole:

In considerazione del fatto che in ogni futura guerra mondiale verrebbero certamente usate armi nucleari e che tali armi mettono in pericolo la continuazione stessa dell’esistenza dell’umanità, noi rivolgiamo un pressante appello ai governi di tutto il mondo affinchè si rendano conto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e li invitiamo, di conseguenza, a cercare mezzi pacifici per la soluzione di tutte le questioni controverse tra loro.

Il testamento di Einstein si conclude cosi:

Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la porta di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale.

FINE

A questo punto mi sorgono dei seri dubbi sulla superiorità dell’essere umano sull’Animale.

Trieste, 3 novembre 2007

Adriano Balestra

ESORCISMO


INDEMONIATI ED ESORCISMO

di Adriano Balestra


L'esorcismo esiste e funziona.

Il demonio e il suo possesso sull'essere umano non esistono.

Sembra una contraddizione ma non è così.

Cerchiamo di andare per gradi e vediamo cosa succede nel nostro cervello quando si diverte a comporre dei sogni durante il nostro sonno.

Quando ci va bene viviamo un sogno piacevole, ma quando ci va male siamo coinvolti in un incubo che ci fa star male nel sonno e spesso anche con strascichi al risveglio.

Freud, il buon papà della psicoanalisi, trovava un significato nei sogni.

Anche Freud è stato smascherato e la scienza e la filosofia d'oggi non lo riconoscono più come il genio dell'interpretazione dei sogni. Vedi Michel Onfray autore di "Crepuscolo di un idolo".

Certo la psicoanalisi funziona, come funziona l'esorcismo, ma entrambe sono delle manipolazioni di quell'ammasso di neuroni che chiamiamo cervello.

Il cervello riesce a creare situazioni immaginarie nel sonno attingendo a tutto ciò che abbiamo memorizzato  nella nostra vita e spesso, o sempre, mescolando fatti, persone, fisionomie, vivi e defunti, ecc.

Il cervello dell' "indemoniato" fa la stessa cosa, ma da sveglio.

Riesce a mutare il tono di voce e fare tutte le stranezze che abbiamo visto in centinaia di pellicole cinematografiche.

Il cervello, pur essendo la cosa più straordinaria che abbiamo, è debole, sia quello malato che quello sano, e si lascia facilmente manipolare.

L'esorcista non è altro che un bravo manipolatore che riesce a convincere il cervello dell' "indemoniato" a comportarsi in modo un po' più normale.

dicembre 2012

venerdì 2 novembre 2012

STUPIDITA'



STUPIDITA’                                    
 Autore Balestra Adriano (personalmente esperto)

“Conosco due cose infinite: l’universo e la stupidità umana. Sulla prima ho ancora dei dubbi.”  (Albert Einstein)

Fino a poco fa’ dicevano che l’ignoranza è guaribile ma la stupidità è inguaribile.
Non sono d’accordo su questo, perché l’ignoranza è causa della scarsità di nozioni memorizzate nel cervello, per cui:
 se ho uno stimolo verbale, visivo o di qualsiasi tipo, e non trovo alcun riscontro nel cervello per poter reagire, a fatti o a parole in modo “intelligente”, reagisco in modo "stupido" o, più realisticamente, non reagisco affatto.

L’IGNORANZA è la MADRE della STUPIDITA’.
Originariamente il termine "stupidità" ha due accezioni distinte: una vede una condizione d'incapacità o insensibilità, indotta da meraviglia, sorpresa; l'altra una condizione duratura, come dire un handicap. Generalmente "stupidità" indica "incapacità" e "carenza", sul piano materiale e su quello morale. Carlo Maria Cipolla definisce lo stupido come "una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita".

Il termine deriva (sec. XIV) dal verbo latino stùpeo, ossia "son stordito, resto attonito". Lo "stupido" è infatti colui che non sa dominare il circostante, e le situazioni, con tutti i loro fenomeni: ne resta attonito, spiazzato. L'inetto descritto da Italo Svevo è un tipico esempio di "stupido": di fronte al bivio non saprà mai che direzione imboccare.

Nel latino il suffisso -idus, (da cui stupidus, "stupido") è proprio di aggettivi verbali col senso di qualità durevole. Da qui la prima controversia: la stupidità è uno stato costante, è un handicap?

Letteralmente stupidità ("stupiditas") indica torpore e intontimento. Oggi ne resta una traccia vaga: ad esempio la differenza fra "instupidito" (appunto intontito, infiacchito, mentalmente stanco) e "stupido". Gli antichi consideravano la stupidità una passione: subire gli avvenimenti senza avere potere su di essi. Così lo stupido era immobile di fronte alle situazioni. Il discorso è molto diverso per una cosa come i vizi, che sono misfatti, azioni moralmente riprovevoli: sottintendono necessariamente un'attività, da parte del "vizioso". Al contrario si può dire che l'accezione storica vede la stupidità come qualità. In senso caratterizzante, e in questo passiva.
Generalmente lo stupido è colui che ripete inconsciamente i propri errori, è incapace di correggerli, regolamentarsi. Non è in grado di scegliere che strada imboccare. "Molti fattori del comportamento umano, intrinsecamente diversi dalla stupidità, possono contribuirvi". Non è il caso di una cosa come la paura, sentimento tipico nell'individuo "stupido"
Certo compiere una "stupidaggine" è ben diverso dall'essere un individuo stupido. Imboccare la direzione "sbagliata" non fa l'uomo stupido. È scegliere di tentare, e non è stupido. È giusto ricordare questa differenza, ma si torna sempre allo stesso bivio:
compiere azioni stupide fa l'uomo stupido
l'uomo stupido può compiere solo azioni stupide.
La risposta al quesito è nell'evoluzione sociale della specie, nella civiltà e nei suoi linguaggi

Linguaggi, società, storia 
È necessario intendere le parole "stupido" e "stupidità" innanzitutto come convenzioni. I significati che gli attribuiamo sono patrimonio culturale degli uomini, e disegnano a ognuno di noi un'immagine comune. Immagine contingente alla nostra società.
Il linguaggio (specchio dell'evoluzione umana) può darci una chiave di lettura valida, ma per comprendere a fondo bisogna inserire lo "stupido" in un contesto sociale : metterlo in relazione con altri individui.
Giancarlo Livraghi (ricercatore, autore de "Il potere della stupidità") ci fa notare come si tenda "ad etichettare come stupidi tutti i comportamenti che non rientrano nei nostri schemi mentali ordinari".
Vero è che il significato della parola "stupidità" ha subito innumerevoli deformazioni, modificate da altrettante accezioni (la maggior parte delle quali in senso dispregiativo). Ha concentrato in sé moltissime caratteristiche degli esseri umani, ed è (più di altre parole) simbolo di mancanza, di "deficienza". È sinonimo di ignoranza e di superstizione, di un certo limite intellettuale. Lo stupido è colui che non utilizza, o non può utilizzare al meglio la propria intelligenza. È implicitamente, seppure in diverse misure, un portatore di handicap. Nella lingua corrente la parola ha via via perso il legame col concetto di stupore, accostandosi sempre più a "cretino": dal ben altro colore. Non a caso ormai, "stupido" è omologato a parole (anche gergali) come "deficiente", "idiota" o "tonto". Non più ad esempio a "sciocco" o "ingenuo", dal tono più premuroso, mai necessariamente offensive.
Nell'antichità, quando il termine "stupido" era ancora profondamente legato al concetto di stupore, esso non aveva connotati negativi. Per comprendere meglio poniamo questo paradosso.
Due uomini del passato: uno dei due è immobilizzato da un bivio, e se ne sta ritto al centro di esso. L'altro uomo, che lo guarda mentre è in difficoltà, giudicando stupida la sua incapacità di scegliere quale direzione imboccare, se ne stupisce. Egli stesso di fronte ad un bivio, non sentendosi a ragione uno "stupido", imboccherebbe una strada o l'altra. Quest'uomo è stupito dal fatto che ci si possa trovare in difficoltà di fronte ad un bivio; lo ritiene "stupido". La stupidità degli altri infatti ci stupisce, non ci rappresenta, o così ci pare. Ma stupendoci di questa ingenuità, della "stupidità" dell'uomo immobile sul bivio, non siamo noi stessi degli stupidi?
Notiamo qui come il significato della stupidità sia incredibilmente dinamico. Non dovrebbe (in linea teorica) assumere connotati negativi: ne deduciamo allora come non abbia più senso oggi intendere la "stupidità" come conseguenza di meraviglia. Ha perso la sua dinamicità. Per comprendere i significati odierni dobbiamo addentrarci ancora.

La contraddizione, lo scontro di due concetti ugualmente validi, è forse alla base della stupidità. Come già detto è perfettamente rappresentata dall'immagine del bivio, d'accordo: due direzioni vicendevolmente irrinunciabili, e per questo eternamente critiche (metteranno e manterranno l'individuo in questione in uno stato di stupidità, verosimilmente in eterno.
Se ne può dedurre che l'uomo stupido è per propria stessa natura privo di libertà.
È privo della capacità di scegliere. È privo della capacità di discernere. Senza possibilità di distinguere non accumula esperienza. Di fronte ai fenomeni del mondo non sa agire, né soprattutto può interagire. Si nega lui stesso la coscienza? C'è da chiedersi se non siano anche "forze maggiori" a negargliela. Nella letteratura di Italo Svevo, e dei suoi contemporanei, "l'inetto" era portato a scegliere autonomamente la "stupidità", per fuggire al male del mondo; vi si rinchiudeva per sfuggire alla società circostante. O ancora: i grandi Leader del passato, alcuni di loro, hanno indotto intere masse a compiere azioni che si possono considerare a posteriori "stupide". Un esempio (su cui riflettere) è la morte di tutta la gioventù di secoli e secoli, mandata al suicidio fanatico della guerra, sul campo di battaglia. Uomini e donne ai quali, dalla veemenza degli oratori, è stata annichilitala la capacità di scegliere.

Ma gli stessi Leader hanno commesso grandi errori, considerati a posteriori "stupidi". Così un gesto di intelligenza e di esperienza si rivela ai fatti, solo più tardi, una stupidaggine. Altrettanto è vero che ciò che un individuo trova stupido non lo è universalmente. Riflettendo sulla nostra cultura (cultura dei consumi spiccatamente occidentale, ora esportata anche in oriente) si notano alcune cose interessanti.

Il consumo è generalmente una delle fonti di reddito fondamentali per uno stato. È uno dei più grandi e sviluppati ingranaggi dell'economia moderna: innesta una nuova morale, una morale propria (che viene chiamata "postmoderna") ed oggi come mai è un fenomeno di portata macroscopica, tanto da influire (con le arti creative del marketing) sulla capacità di scegliere degli individui. Nella società contemporanea è necessario scegliere quale prodotto acquistare, lavorare per comprarlo e contribuire al normale funzionamento della macchina. Uno dei valori fondamentali della nuova impostazione morale degli uomini è la necessità di "consumare", per non rallentare l'economia. Come già detto è "necessario".
Oggi dunque non scegliere (e implicitamente rallentare questa "macchina") è considerato "stupido".
Parlando dunque della stupidità come giudizio contingente alla società, tanti dubbi sono chiariti. Contrapponendosi a questa "morale", nella quale è stupido evitare di scegliere (e acquistare i prodotti), si viene meno al presunto “dovere dell’individuo di contribuire allo sviluppo dell’economia”.
Stupido in questo contesto e’ colui che evita di scegliere. (per approfondire leggi Vita liquida di Zygmunt Bauman)
Al contrario però, agli occhi di colui che sceglie deliberatamente di "non scegliere", lo stupido è proprio "chi consuma". È esattamente "colui che sceglie", lo stupido. La situazione è completamente ribaltata. È qui che ritorna la dinamicità della parola, per il semplice fatto che si fonda su dei valori, come già detto. È "stupido" colui che rifiuta o contraddice i nostri schemi ordinari. In passato la stupidità non è sempre consistita nel "non scegliere". Molti uomini non avevano la capacità di scegliere, nel caso per esempio di un contadino i propri interessi; né addirittura la propria vita. Stupido era opporsi allo stato di cose: nel più dei casi si finiva col farsi uccidere.
Senza la possibilità di scegliere è impossibile essere considerati individui stupidi.
La stupidità non andrebbe assolutamente intesa come contrario dell'intelligenza, quando si risolve in un gesto, in un'azione stupida. Tante cose lo dimostrano. Atti avventati, le grandi sviste della storia, errori apparentemente "stupidi": hanno dato agli uomini la coscienza che li contraddistingue.
Nella religione il celebre gesto di Adamo: afferrò la mela contro la volontà di Dio e soprattutto contro i propri interessi. Il gesto "stupido" per eccellenza.
La stupidità come morbo.
A posteriori dunque possiamo dire che la "stupidità" sa essere una via di progresso.
Ed è anche un enorme strumento di potere, soprattutto in senso di controllo. Per esempio quando viene sfruttata per influenzare l'opinione pubblica (basti pensare a un fenomeno come la demagogia). Assume valori molto diversi, a seconda di dove lo s'inserisca: o una certa "condotta", morale e fisica; o una semplice apparente carenza d'intelligenza da parte d'un individuo; o ancora un probabile "handicap", nel senso più esclusivo possibile. Ma è una malattia?

Uno studio dell'università inglese di Exeter ha identificato un'area nel cervello (nella regione temporale della corteccia) che si attiva per non ripetere un errore già commesso. Se alla base della stupidità ci fosse un'anomalia di questa regione?
Gli studi possono chiarire molti dubbi al riguardo. Ma potranno crearne di nuovi. Una scoperta del genere, se confermata, ribalta la situazione. La stupidità è innegabilmente avvalorata come handicap.
Che "la stupidità" trovi la sua giusta definizione, nei limiti in cui possa davvero esisterne una, è tutto da stabilire. Indubbiamente è uno dei temi prediletti di letterati e filosofi. Ed è considerata in più casi il male maggiore, nel panorama della qualità umane. Basti pensare a tutto ciò che ne ha detto Oscar Wilde.
Stupidità e religione cristiana
Nel Vangelo di Marco la stupidità (o "stoltezza") è accomunata ad altre forme di peccato. Il termine ricorre anche nell'Antico Testamento: nel libro dell'Ecclesiaste è scritto "Il numero degli stolti è infinito".
L'argomento è negletto per la Chiesa cattolica nel complesso. Pare che l'ultima apparizione nei documenti ecclesiastici ufficiali del termine "stolti" inteso come peccatori risalga alla bolla contro Lutero di Papa Leone X nel 1520 intitolata "Exsurge Domine!".
Stupidità e diritto.
Nel Codice Penale italiano l'articolo 61 prevede l'elevazione della pena fino a un terzo se esiste l'aggravante "per futili motivi". Qualcosa di simile esiste nella "Common Law" dei paesi anglosassoni. Entrambi hanno radici nella antica cultura giuridica romana.
Il tema della stupidità nella letteratura.
Nel corso dei secoli (da Euripide a Immanuel Kant a Carlo Maria Cipolla, da sempre insomma) il discorso sulla stupidità ha aperto al territorio di innumerevoli riflessioni, e interpretazioni. Il tema del "divertissement" per esempio. L'evasione "senza senso" proposta da Pascal: la stupidità come difesa contro l'assillo dei grandi problemi sul senso della vita. Lo stesso Umberto Eco, nel suo "Il pendolo di Foucault", inserisce spesso una riflessione sulla stupidità. Ancora il tema della chiacchiera-curiosità-equivoco in Martin Heidegger. O Giovenale, antica Roma, poeta satirico e professore di retorica. Egli intitolò la propria quarta satira: "Uso stupido del potere" (vedi le satire di Giovenale)
Anche nella pedagogia si sviluppa il tema della stupidità, ed è molto articolato. Per fare un esempio: Comenius (Johan Amos Komenskẏ). In un proprio brano, l'educatore e pedagogista ceco si fa promotore dei meno dotati, considerandoli giustamente svantaggiati (e più bisognosi quindi di sostegno, rispetto ad altri).
È interessante il lavoro di Carlo Mario Cipolla, vero e proprio studio sulle leggi della stupidità.
La morale
La stupidità dell' uomo non é tanto per le azioni quanto per come riflette. Gli esseri umani pensano solo al loro mondo e a come cercare di migliorarlo, evidenziando egoismo, intolleranza, incomprensione e altri difetti che ne fanno una razza dai pensieri troppo complessi, che portano alla stupidità di tutti. Tutti vogliono aver ragione, perciò tutti diventano intolleranti; tutti hanno paura dei giudizi, perciò tutti cercano modelli già visti che l'immaginario collettivo accetta; tutti vivono nel loro piccolo mondo, e non provano a guardarsi da fuori per vedere i propri difetti; tutti ragionano secondo quel che é giusto per la morale, e non per quello che sarebbe veramente giusto. A causa della coscienza (nella psicoanalisi é il Super-io) non possono essere veramente liberi. A causa della religione non possono rendersi conto di quanto l'Universo offra. A causa dell' uomo, l'uomo si distruggerà.